martedì 27 dicembre 2011

Un Regalo Che Ho Perso

Nel perfetto silenzio della notte
ascolto la sigaretta consumarsi
risucchiata dai miei polmoni,
nel circolo del mio rassegnarmi
alla celeste idea
tramutata in carne
che mi passa il verbo
con mani, labbra, corpo,
e raccolgo dagli inciampi
le parole
che mi fanno confondere,
che se mi abbasso
troppo, troppo spesso
m'avvicinano il cammino,
senza ostacoli,
del sincero caldo vomitare.

venerdì 9 dicembre 2011

Immacolando

quanto mi è piaciuto non avere strada
pensare cosa vuoi
qui dove ci soffiano via
e dire "sempre"
tirando lunghe note
tra urli d'insoddisfazione
e i miei riflessi
le mie riflessioni
su uno sporco specchio
andato fuori per quegli occhi
scelta unica per me
solitudine è pulizia
pulirmi, togliere veli
per avvicinarmi a dio
che già vuotato immacola
l'ultima purezza dell'amore

lunedì 21 novembre 2011

Potrò incontrarti
in sogni e perdite di coscienza
offrendo ricompense
di oceani perduti,
calpestando indenne
martìri e flagelli
per raggiungere un sorriso,
dannazione e lacrime
che discendono in valli allora
e mi aprirò il petto
per il nuovo diluvio
a farmi respirare,
le mani a fondo nello sterno
per far saltar fuori
lo sfavillio dell'eterno
assieme ai miei polmoni
per lasciar cadere attorno
brividi e sensazioni
e non riuscire più a fingere,
vorrei portarti poi
mia musa triste
a non sapere chi siamo
intrecciati all'unisono terrestre
per raggiungere il cielo
dove grattare via
altri sogni
dove forse incontrarti ancora.

Tributo a un Desiderio

I primi caldi e freddi raggi giungono
per portare i gabbiani alle discariche,
parliamo di noi, dei nostri giri là attorno
al casale abbandonato
superiamo superstrade e quella collina
dove ci troveremo ammassati
dove ci presseremo per scaldarci
e non c'è che sogno.
Nella conclusione più idiota
con questi organi ricolmi d'orifizi
che spargono attorno ambizioni da sventare
quando, ecco, più niente ti abbandona
nel sommo perpetrare insicurezza
appunto accapo andando stiamo
sconoscendo cos'era,
organi, ampie vedute ancora
eremi, errate definizioni d'esistenza
con il nostro corpo da tramite,
le scarpe al contrario
e non aver mai chiesto
se ci possiamo fidare.

Tributo Senza Nome

piove
novembre con le sue riflessioni cadenti
non ci farà crescere,
cammineremo a testa in giù
le ossa rotte
tra inesistenti giornate di sorrisi,
su questo prato,
riprendendo le impressioni
mi permetterò di bruciare
molestando ciò che nascondo
perderò il marcio che mi tengo stretto
attreverso queste giornate
non prive del triste rassegnarsi
che mi getterò contro
per volteggiare
avvicinandomi di pochi passi
alla determinazione dell'inverno
Nell'immobilità.
Nè movimenti
nè spassionati versi
qui astro scoppiante
nei raggi di finitudine
negli aspetti indesiderati,
quando nell'ammorbarci non c'è più pena
ma solo nutrimento
escludendo scintille
che dimagrano il peso che vogliamo darci
cadendo nelle smisurate volte dell'abisso
agitando notti senza sonno
a ritrovare insanità mentale,
nessun inesorabile avvicinarsi
a ciò che stavamo sognando
perpetuo rigirare su noi stessi i pensieri
per non lasciarmi uscire
per non raggiungerti
ora ormai o più,
nell'immobilità.
Nè movimenti
nè spassionati versi

giovedì 17 novembre 2011

Vedendo

Non c'è più niente di bello da pensare
ho visto la tua mano scorrere sul volante
in un attimo di perfetto sogno,
arrampicandomi su scale non mie
c'eri tu e c'ero io nei conflitti
spezzando ampi margini che non restano
brividi di pazzia
e i nostri corpi sono il freddo
arrotoliamo i nostri giorni in coperte sfilacciate
e non ci resta niente di meglio che ignorarci,
ho visto la tua mano scorrere sul volante
in un attimo di perfetto sogno
e il mio corpo è il freddo
che lambisce istupidito lo scorrere del tempo
e su come divertirci
non c'è niente da inventare.
I quintali di bellezza sedimentata
fanno gli argini dei miei capogiri,
ho violato con lamenti le indifferenze
ritrovandomi sempre nello sbaglio dell'errore
ho preso la tua mano che scappava
in un attimo di perfetto sogno
e il mio corpo è l'abisso che non ricongiunge
il mio corpo è tramite di niente
il mio corpo fiaccato
il mio corpo che a volte smette di respirare
forse ha già compreso la soluzione

Rota

Ogni giorno morire
il sole al crepuscolo
l'irrealizzabile che mi pongo
risorgere di ansie e deliri
sostanze che mi spengono
le gambe congelate,
nessuna direzione
sopravvivono gli errori
muoio di fronte ad essi
sentendo distanze
sto morendo, le mie dita tremano
mia inutile speranza
flagello nell'insonnia
quest'alba che tarda
l'irrequietezza già alta nel cielo
la notte che silenziosa
adagia ogni conclusione
macerie e polvere
ghiaccio nella mia schiena
vomito disperazioni
ogni giorno morire
nell'esplosione delle carni
asporto organi marci,
stringere a me
poltiglia di putrida comprensione
amore frullato
giace sul pavimento
sperando d'entrare dalle unghie
ma solo calpestato
ogni santo giorno
ogni scarto
particelle di morte
mi infettano e perdo pezzi,
ogni giorno morire
ogni giorno gioire di questo.

Personale di Venerdì Sera

Linee orizzontali,
ginocchia di bue,
come poteva essere?
erano onde tese verso l'orizzonte,
cosa poteva esserci sopra?
ora è nascosta
da ogni antica promessa
consacra quello che sei
con versi privi di senso.
Quanto è distante la nostra forma
rischiamo di non essere
aggrappati alle nostre parole
che mandiamo avanti
senza dovute cattiverie
le promesse lasciate al paradiso
nelle tempeste di questa sera
attraversando teste.
Onde erano
in questi
dove non ritrovare identità
immobili i pensieri
solamente occhi,
guardar scorrere l'inconsapevolezza
finalemente in flussi d'inconscienza.
Abbiamo davanti a noi l'abisso.
Sposati da quanto? 40, 60, 70anni ormai
nelle distanze, dietro barriere
i nostri sensi fuoriuso
le mani fredde che non cercano
e capiscono tutto quello che non c'è mai
il mio amore scoppiato che sperde
non abbiamo dato importanza
non abbiamo segnato i punti salienti
di questi atti volti a sconvolgere
ecco ciò che è stato compiuto
non basterà stenderci in nuove posizioni
non basterà il pianto malinconico.
Mi spezzerò i polsi
per non aggrapparmi, per non portare a me.
La realtà di queste note
confluisce negli scarichi
e i nostri intestini gorgogliano
sussurrano fra loro le proprie brame,
il mio giunto il silenzio continua
vuole farsi notare
vuole abbattere la lontananza
che solo la chimica riesce,
siamo ora pezzi di plastica
senza desideri
dovremo essere carne.
Spossati da quanto?

Deliri di Soggetti Confusi Atto Ultimo

Parla di luce
che non riesco a gestire,
vive negli occhi
li ricopre
posso sfiorarla
solo con me a rovescio,
più ne prendo tra le mani,
le mie mani non esistono
ci spingo dentro
braccia,testa, spalle
gambe senza cervello
di là raggiungere
toccare i concetti
desolazione banale
polvere da ogni parte
del mio corpo congiunto
tramite insoddisfatto
senza sonno al seguito
schiavo dell'espressione
inondato di pallore morente,
quando potrà
voglia alcuna,
accendo una sigaretta.

Deliri di Soggetti Confusi Atto II°

L'aria immobile,
la luna e tu
che scivoli nei miei pensieri,
irraggiungibile come le cose passate,
e credo quasi che sia una proiezione
di quello che di più bello vorrei
mentre mi danno
per non creare fastidi,
quando dentro di me genero tempeste
di petali ed iridi
che fanno il mio cammino verso te
fino a raggiungerti per poi
portarti via
dove non esistono tensioni.

Arrivando disperati
davanti all'unisono
con energie ormai andate
che non ci fanno più sentire
parti di noi stessi,
non riusciamo più a percepire
nemmeno le vibrazioni,
abbiamo perso amore.
Non riconosciamoci nella monotonia
di queste giornate a rischio estinzione
mentre ci vengono ancora contro
corpi mutilati dagli interessi,
non possiamo più correre
noi così perfetti
noi che ci siamo ammassati
nella sicurezza della follia
non vogliamo più condividere
nemmeno gettandoci addosso
le nostre braccia, gambe e corpi
i brividi che ci passiamo
che si annullano perchè nostre visioni,
quanto si vuole chiedere
anche senza risposte
non cambiamoci
restiamo distanti
sicuri così di non commettere errori.
Ti voglio
divinità perduta tra gli avvenimenti
voglio tutta te
con pazzia ed arcobaleni
con dolcezza e malattia
ora solo un desiderio
idealizzato accanto alla perfezione
e devotamente pregato
nei silenzi delle notti passate a venire
ad essere di nuovo tu
raggio, sapore metallico
della passione fatta materia
che pervade l'assoluto della mia mente
rendendomi trasparente
ai tuoi sguardi
rendendomi indesiderabile
ricolmo di malinconie
che mi porto attraverso
nella nullità raggiunta.

Deliri di Soggetti Confusi Atto I°

La tua bellezza insensata
e non ho nemmeno la voglia
di guardarti negli occhi per perdermi
per ritrovare in loro il piacere
ho cancellato i gesti
inutili da ricordare perchè irripetibili
e la danza dei pesci qua sotto
e lo sfruttare il vento dei gabbiani
è privo di senso
mangiare, avere i soldi necessari per farlo
non serve a nessuno
mentre questo sole nuovo declina
chiamandomi verso la terra ferma,
lo scoppio di sensazioni deliranti,
vorrei pormi freno
essere nuovamente luce fioca
per non osservare i contorni
contorti spasmi producono corpuscoli
polverosi che aspettano
il muoversi del vento
il calore di un letto
le tue braccia e la tua saliva
le necessità di avere altro e di più
le chiese vuote riempite da presenze di dei
la luna che spazza via le maree
alte e facili da far sparire
quando lei risuona
portare con me nuove malattie
accelerarne il cammino
per giungere all'altro amore,
fumi di crociere che partono per il viaggio
hanno bisogno di essere incendi
hanno il nostro stesso bisogno
l'esplodere in un attimo
di antichi residui organici e putridi,
annientiamo il peso dei pensieri e il discuterne
nuovamente verso l'inconclusione,
tuffi di corpi immobili
freddati dalle non-spinte ricevute
di nuovo perdere e ancora raccattare
quel poco nel mondo rimasto
per perdere di nuovo,
l'acqua non è mai stata così ferma,
desideri di corpi al forno allora
di costruzione di templi
vomitare su tutto questo quello che
abbiamo perso
l'odore del mare nella nostra finitudine
la morte delle mie emozioni
flussi di coscienze sporcate lungo i cammini
parole incomprensibili generano risa
attorno ai fuochi oppressi
alle sempre poche spiegazioni non dovute
al tuo nuovo risorgere senza spiriti santi
al nostro nuovo rallentare tutto questo
smettere di parlare di tutto questo
per non perdere il tramonto al porto